Il violino e i suoi formati

La tradizione liutaria delle botteghe ha sempre prodotto strumenti di misure strane o diverse da quelle che oggi vengono identificate come standard. Il liutaio ha sempre saputo come ridurre uno strumento; vuoi per necessità sonore o di utilizzo, le stesse misure che oggi si identifichiamo come misure di uno strumento “intero” nella tradizione costruttiva dal ‘600 in poi non vengono quasi mai rispettate se non in alcuni particolari parametri.
strumento di… anno… altezza tavola mm larghezza inferiore mm larghezza superiore mm
Amati 1671 352,5 201,6 162
Amati 1682 354 209,5 169
Stradivari 1684 349,3 200 160,3
Stradivari 1689 357,2 209,6 171,5
Stradivari 1718 358,8 209,6 169,9
A. Guarneri 1660 349 200 162
A. Guarneri 1676 356 206 166
G. Guarneri del Gesù 1726 355,6 205 166
G. Guarneri del Gesù 1730 352 205 166
G. Guarneri del Gesù 1734 352 206 165
Stradivari 1716 Berthier 356 207 165,7
Stradivari 1734 Aiglon 267 150 125
La stessa idea di standardizzazione dei formati è un concetto moderno che ha a che fare con una produzione di strumenti che parte dalle botteghe e arriva nelle fabbriche. La maggiore richiesta didattica (legittima e assolutamente funzionale) di strumenti economici o quanto meno tutti identici nelle misure e nei formati ridotti destinati a piccoli studenti non che la difficoltà nel reperire strumenti da studio di dimensioni inferiori al normale con rapporti corretti tra diapason e manico è forse il motore che innesca una certa standardizzazione delle misure dei formati.
Questa standardizzazione dei formati purtroppo porta (sicuramente per esigenze produttive e commerciali e forse per un impoverimento delle capacità critiche degli utilizzatori) a una standardizzazione dei modelli e alla replica ossessiva di determinate forme di violino derivate da alcuni strumenti di Stradivari e di qualche Guarneri o Amati.
Negli anni ’80 del ‘900 all’interno del programma Alternanza e Transizione il “Gruppo di studi Liutari” pubblicava alcuni volumi a conclusione di una ricerca che aveva per scopo l’identificazione (generando tabelle di misure medie) dei formati del violino attraverso la definizione matematica di una procedura di approccio che potesse essere applicata anche agli altri strumenti della famiglia degli archi.

Il Violino intero

Partendo dall’analisi delle misure delle tavole degli strumenti classici (dai 358.8 mm di uno Stradivari del 1718 ai 349 mm di un Guarneri del 1660) si è fissata come misura della altezza della tavola di un violino intero mm 356. (Violino Stradivari “Berthier” del 1716)
La superficie della tavola risulta calcolata tramite il processo di riduzione al rettangolo equivalente mediante il planimetro in mm² 52.807. Dal rettangolo equivalente si ricava la sua base e il rapporto tra altezza e base ovvero 52.807/356= mm 148.33 base rettangolo equivalente superficie tavola violino grande; mm 356 / mm 148.33 = 2.4 (rapporto altezza/base)
Misurata la cassa dell'”Aiglon”, un violino “piccolo” di Stradivari del 1734 si nota che la lunghezza della sua tavola è di 267 mm e la superficie di detta tavola risulta di mm² 29.704 (tra i reperti stradivariani è disponibile una forma interna di mm 260 sicuramente usata nella costruzione di violini piccoli)

I formati ridotti del violino

La differenza tra la lunghezza delle due tavole è 356 – 267= 89 mm che risulta essere 1/4 della lunghezza della tavola del violino più grande ovvero
89 x 4=356 mm; quindi il violino più piccolo (Aiglon) è uno strumento la cui tavola viene proporzionalmente ridotta di 1/4 di quella dello strumento più grande (Berthier).
La superficie delle due tavole risulta determinata così in mm² 52.807 per il violino grande (Berthier) e in mm² 29.704 per quello piccolo (Iglon); si tratta ora di operare la suddivisione della differenza di superficie delle due tavole secondo i rapporti dei formati moderni.
Per comodità pensiamo questa serie di rapporti ovvero:
4/4 – 7/8 – 3/4 – 1/2 – 1/4 in ottavi…
4/4 = 8/8; 7/8 risulta già convertito; 3/4= 6/8; 1/2 = 4/8; 1/4 =2/8
Facendo riferimento alla serie di rapporti espressa in ottavi si calcola la differenza tra il violino intero 8/8 e quello piccolo sempre espresso in ottavi ovvero 8/8 – 2/8 (1/4) = 6/8. Ora gli ottavi via via in riduzione sono 6 quindi la differenza delle superfici dei violini in questine era 52.807 – 29.704 = mm² 23.103. Dividiamo questo numero per 6 in modo da avere l’ottavo di riduzione… 23.103/6 = 3850.5 mm² Questo numero rappresenta la costante della superficie in riduzione ottavo dopo ottavo.
Applichiamo quanto sopra agli altri formati:
  • per il 7/8 si opera con superficie intera 52.807 –  3850.5 = 48.956,5 = superficie della tavola del 7/8. Utilizzando il rettangolo equivalente che ha larghezza in rapporto 2.4 con l’altezza si può pensare h² = 2.4 x 48.956,5 da cui  sqr(117.495,6) è l’altezza della tavola 7/8 ovvero mm 342,8 che posso arrotondare a mm 343
  • per il 3/4 (6/8) il procedimento è il medesimo; partendo dalla superficie del formato immediatamente precedente ovvero il 7/8 si applica la costante di riduzione ovvero 48.956,5 – 3850.5 = 45.106 da cui sqr(2.4 x 45.106) = 329,02 che posso arrotondare a mm 330

Di seguito (fatti i debiti arrotondamenti) riporto una tabella con i valori già calcolati della lunghezza dei fondi per i formati più utilizzati e le percentuali di riduzione:

Formato Cassa in mm % di riduzione
4/4 356 100
7/8 343 96
3/4 330 93
1/2 300 84
1/4 279 75
1/8 254 70
1/10 229 64
1/16 203 57
1/32 190 53
Riporto qui una tabella con misure in mm di punti utili per l’individuazione del formato di uno strumento intero da cui applicando le percentuali di riduzione si possono trovare le misure specifiche di altri formati.
A1 Misura in mm della tavola/fondo misurata bordo bordo 356
B1 Spessore manico con tastiera testa 18 – 19
B2 Spessore manico con tastiera nocetta 20 – 21
B3 Lunghezza manico da capotasto a incastro cassa 130
E Altezza tastiera su tavola nel punto 21
A2 Distanza stacco manico fascia – effe 195
A3 Diapason – misura corda vibrante 330
D1 Minimo tastiera 24
D2 Massimo tastiera 42
C Lunghezza tastiera 270